Norme in materia di attività a rischio di incidenti rilevanti
(BURL n. 48, 1º suppl. ord. del 27 Novembre 2001 )
urn:nir:regione.lombardia:legge:2001-11-23;19
Allegati
urn:nir:regione.lombardia:legge:2001-11-23;19#ann1
ALLEGATO 1
RAPPORTO PRELIMINARE DI SICUREZZA
Il rapporto preliminare di sicurezza deve contenere le seguenti informazioni minime, atte a consentire la verifica della compatibilità territoriale dell’insediamento:
1. Dati identificativi dell’azienda.
2. Dati identificativi dello stabilimento.
3. Descrizione del sito e dell’area circostante fino alla distanza di 2.000 metri.
4. Elenco degli obiettivi vulnerabili presenti nell’area circostante (edifici residenziali, scuole, ospedali, strade, ecc.).
5. Descrizione dei processi produttivi.
6. Schema a blocchi quantificato del processo produttivo.
7. Elenco dei serbatoi, tipologia e capacità massima.
8. Elenco delle sostanze pericolose detenute, delle relative quantità massime, delle frasi di rischio (R**) e del numero identificativo (CAS).
9. Elenco delle principali reazioni chimiche ed informazioni disponibili sulla loro stabilità.
10. Identificazione delle ipotesi incidentali ragionevolmente prevedibili mediante analisi storica e/o metodi deduttivi.
11. Stima di massima delle distanze a cui potrebbero manifestarsi effetti pericolosi per la salute e per l’ambiente (radiazioni termiche superiori a 3 kW/m2, sovrapressioni esplosive superiori a 0.03 bar, concentrazioni in aria di sostanze tossiche superiori al valore IDLH, ecc.).
12. Modalità di trasporto delle materie prime e dei prodotti finiti (strada, ferrovia, tubazione, nave).
ALLEGATO 2
RAPPORTO DI SICUREZZA E SCHEDA DI VALUTAZIONE TECNICA
Il rapporto di sicurezza deve contenere le seguenti informazioni, atte a consentire la verifica delle condizioni generali di sicurezza della installazione e l’autorizzazione all’esercizio incondizionata o soggetta a specifiche prescrizioni:
1. Dati identificativi dell’azienda.
2. Dati identificativi dello stabilimento.
3. Descrizione del sito e dell’area circostante fino alla distanza di 2.000 metri.
4. Elenco degli obiettivi vulnerabili presenti nell’area circostante (edifici residenziali, scuole, ospedali, strade, ecc.).
5. Descrizione dei processi produttivi.
6. Schema a blocchi quantificato del processo produttivo.
7. Schema di processo e dei sistemi di controllo.
8. Planimetrie della installazione.
9. Elenco dei serbatoi, tipologia e capacità massima.
10. Elenco delle sostanze pericolose detenute, delle relative quantità massime, delle frasi di rischio (R**) e del numero identificativo (CAS).
11. Elenco delle principali reazioni chimiche e informazioni disponibili sulla loro stabilità ottenute dalla letteratura scientifica e/o da prove sperimentali; descrizione delle precauzioni prese per evitare fenomeni di instabilità a seguito di scostamento dalle condizioni nominali di processo; criteri di dimensionamento dei sistemi di sfogo delle sovrapressioni; modalità previste per l’abbattimento delle emissioni in condizioni eccezionali.
12. Identificazione delle ipotesi incidentali ragionevolmente prevedibili mediante analisi della esperienza storica disponibile.
13. Identificazione delle ipotesi incidentali ragionevolmente prevedibili mediante metodi deduttivi (HazOp, FMEA, Check List).
14. Stima della probabilità di occorrenza delle ipotesi incidentali, mediante la costruzione e risoluzione numerica di alberi logici (Fault Tree e Event Tree) o la elaborazione statistica di dati storici.
15. Stima delle distanze a cui potrebbero manifestarsi effetti pericolosi per la salute e per l’ambiente (radiazioni termiche superiori a 3 kW/m, 5 kW/m, 12 kW/m2, sovrapressioni esplosive superiori a 0,03 bar, 0,1 bar, 0,3 bar, concentrazioni in aria di sostanze tossiche superiori al valore IDLH, LC50).
16. Valutazione del rischio di contaminazione delle acque superficiali e delle acque sotterranee, a seguito di rilascio accidentale di sostanze eco-tossiche (probabilità di contaminazione, estensione dell’area contaminata, persistenza degli effetti).
17. Modalità di trasporto delle materie prime e dei prodotti finiti (strada, ferrovia, tubazione, nave); rischi durante le operazioni di carico/scarico in stabilimento.
18. Stato di attuazione del sistema di gestione della sicurezza. Elenco delle procedure emesse e stato di implementazione. Eventuali certificazioni ottenute.
19. Indice del Piano di emergenza interno. Modalità di implementazione e verifica.
20. Attività di informazione e formazione dei lavoratori. Tipologia e frequenza.
21. Modalità e programma di informazione della popolazione.
ALLEGATO 3
CRITERI PER RICONOSCIMENTO ISTITUTI DI CERTIFICAZIONE SGS
1. Essere un istituto senza fini di lucro.
2. Possedere documentata esperienza, di almeno 1 anno, nel settore della sicurezza degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante.
3. Utilizzare un protocollo di certificazione approvato dalla Regione.
4. Disporre di un sistema di gestione della qualità conforme a UNI EN ISO 9002.
5. Inoltrare alla Regione una relazione annuale sull’esercizio e copia del bilancio.
6. Accettare audit periodici a campione effettuati dalla Regione sui certificati rilasciati.
7. Adottare criteri di sospensione o revoca della certificazione approvati dalla Regione.